In questo lavoro l’autrice osserva la condizione femminile giapponese fra tradizione e progresso, attraverso la prospettiva di donne fotografe che la vivono in prima persona. Scatto dopo scatto, ogni artista presenta gli stereotipi e i modelli di donna proposti dalla società giapponese, mentre delinea paradossi e contraddizioni che stanno alla base della creazione di un’immagine individuale e autonoma.

Preceduta da un capitolo su alcune figure chiave negli snodi ed evoluzioni del linguaggio fotografico in Giappone, l’autrice si sofferma su nove artiste tra le più rappresentative della rivoluzione figurativa che si compie nel paese a partire dagli anni Novanta.

In questo periodo  irrompe sulla scena una generazione di giovani fotografe, definite in modo sprezzante dai critici Girlie Photography, che aumentano in modo considerevole la presenza, prima quasi inesistente, delle fotografe sulla scena artistica giapponese e che contribuiscono così a modificare il ruolo femminile nella sfera pubblica, tradizionalmente marginale.

Le artiste prese in considerazione dall’autrice: Hiromix, Yurie Nagashima, Miyashita Maki, Miwa Yanagi, Ishiuci Miyako, Rinko Kawauchi, Mariko Mori, Tomoko Sawada, Kimiko Yoshida.

La pratica di queste fotografe è interpretata dall’autrice attraverso un fenomeno dilagante tra le teenager giapponesi di allora, il purikura, dal nome del primo apparecchio automatico per fototessere adesive. Qualcosa che sembra un’anticipazione della mania per il selfie.

Ciò che caratterizza questa pratica è la vastissima presenza di questi macchinari ovunque, dal supermercato alle stazioni della metropolitana, con la possibilità di poter scattare immagini di sé in ogni momento e in ogni dove. In questo modo la fotografia diventa pratica sociale, non è necessario essere dei professionisti nè possedere un apparato sofisticato perché la macchina per fototessere soddisfa appieno l’attenzione narcisistica verso la propria immagine. I purikura consentono persinodi modificare gli scatti con l’aggiunta di scritte, luoghi, simboli e travestimenti.

Le artiste entrano nella moda dell’autoscatto per piegarla alla propria ricerca espressiva e per riflettere criticamente sull’immagine del corpo femminile, in particolare sulla sua erotizzazione. Ma non solo: la fotografia diventa una forma di riscatto, di denuncia, di reinvenzione e di affermazione della propria autonomia.

Ruolo femminile e società attraverso l’obiettivo delle fotografe giapponesi e contemporanee

Tesi di laurea di Nicole Merisio
Relatrice: Rossella Mengazzo
Correlatore: Paolo Inghilleri

Università degli studi di Milano, Facoltà di studi umanistici, Corso di laurea magistrale in storia e critica dell’arte

323 p., ill.